Ho sempre letto il 52 come un esagramma particolare, un po' per ciò che tratta (filosoficamente parlando è un bel malloppo anche traslato nel pensiero occidentale), ma soprattutto perchè rappresenta la quiete, quella densa, inamovibile della pietra. La pietra (i minerali, la roccia etc) che cristallizza dentro di sè informazioni antiche anche di migliaia d'anni. Un grande sapere sì, ma anche una grande rigidità di vedute, un pensiero con paradigmi e limiti fin troppo definiti che non ascolta ragioni contrarie. Per me il 52 rappresenta lo stato di reazione alla paura creata dalle ansie quotidiane, dai mille stress subiti, reali o inventati, dalla natura intrinsecamente violenta della vita. Tutti noi, lasciando l'infanzia, un bel giorno diveniamo coscienti e scopriamo di non essere immortali, che per sopravvivere è necessario vendere il proprio tempo in cambio di denaro, che l'amore non è esattamente quello che credevamo fosse amore e che il vissero felici e contenti non succede davvero nemmeno nei film. Fine dell'allegra illusione d'essere arrivati nel paese dei balocchi. La storia è ben altra.
E così, l'ineffabile sistema Yi, nel 52 ci racconta tante cose. La montagna è grande, solida, inamovibile, con quel senso di sicura imponenza che solo gli esseri millenari riescono a possedere. Ma la montagna, che sembra così quieta e bonaria, in realtà non lo è affatto. E' erta, aspra, piena di cavità, tranelli e terra che frana e si sbriciola sotto i piedi, superarla non è facile e talvolta non è proprio possibile aggirarla. E se non la si può aggirare è necessario salire verso l'alto dove l'aria è sempre più rarefatta, il freddo è glaciale e mettere un piede in fallo può costare la vita per un solo centimetro più in là. No, le montagne non sono facili. Come non sono facili le nostre passioni e quando il desiderio non riesce a trovare una vera via di sfogo ecco che, bloccare al polpaccio un uomo durante la sua corsa, a poco può servire. Cadere cadrà di sicuro, oramai l'influenzamento è avvenuto, magari finirà in un piccolo anfratto chissà e per qualche tempo dovrà star fermo per capire come uscirne o eventualmente essere aiutato sì, ma il cuore... beh il cuore non conosce requie e vorrebbe già essere più in là, oltre la montagna, oltre le prove che devono ancora arrivare, per possedere l'agognato bene. Anche fosse solo un orologio.
E così facendo il Qi si disperde.
Ma la montagna insegna anche un'altra cosa. Spesso nasciamo con una carica naturale che basterebbe per due vite, ma la disperdiamo in modi vacui e incoscienti proprio mentre affrontiamo la montagna più interessante e difficile: la nostra vita. Se lasciamo uscire dalla bocca la nostra vitalità naturale (parlando troppo, mangiando troppo, bevendo troppo, fumando troppo, drogandosi troppo etc) ecco che incrementarla serve a poco.
Mutando queste due linee inoltre si ottiene il 57 che rappresenta il mite, ovvero l'immagine della gentilezza e della cortesia. Per mantenere sano il proprio Qi è bene essere seri sì, ma anche cortesi, sorridenti e ben disposti verso chiunque. Portatori un po' del vento gentile che tutto rinfresca rendendo gli animi sereni. Il proprio e quello degli altri. (In questo la pratica del non giudicare gli altri è sicuramente lo strumento migliore)
Ciao
