Intanto, grazie di cuore a tutti: l’IC condiviso è un’esperienza sempre arricchente e ogni vostro contributo non solo ha aperto uno spiraglio a diverse e utilissime chiavi di lettura, ma anche ad una disposizione d’animo più accogliente e aperta, verso me stessa, verso l’altro e verso questa storia finita (cosa che per me è sempre un bellissimo segno dell’inizio di un processo di ‘guarigione’, di evoluzione e di crescita).
Tiziano Mattei la tua lettura è quella che collima con quanto indistintamente ho sentito di primo acchito: mi sono lasciata però confondere, diciamo così, dal senso dell’avvicinamento, temendo si riferisse ad un ritorno, ad una riunione con questa persona (cosa che non voglio), proprio a causa del contatto quasi quotidiano che abbiamo. Mi piace molto - e trovo che sia molto positiva e funzionale al percorso che ho intrapreso - l’idea che io debba riavvicinarmi a me stessa, e cioè mettere in relazione la mia parte ‘grande’ con quella ‘piccola’, analizzando, valutando con obiettività, cercando di metabolizzare i risentimenti e le emozioni negative, in modo da spogliare questa storia, che comunque è stata una meravigliosa storia d’amore, dello strascico negativo che la sua fine ha portato. Per una mia naturale disposizione d’animo, tendo sempre a salvare quello che c’è stato di buono con e nelle persone che ho amato: so di non poterlo fare subito, a caldo, ma è quello a cui arriverò.
Bella, e molto, la chiave suggerita dal ‘dialogo di inizio e fine’: mi ha aperto un mondo di riflessioni.
Sennin e Aulentissima, dopo averci pensato un po’ su, penso che le vostre letture non siano affatto in contrasto, piuttosto siano complementari.
Sennin ha ragione quando dice che probabilmente questa storia non è finita, perché non so per quanto potrò svicolare, evitare il contatto con questa persona: ci incontriamo quasi quotidianamente e inoltre, lui continua a cercarmi per capire la mia decisione che non condivide. E questo, che al momento vedo come un turbamento, potrebbe invece trasformarsi in un’opportunità, per continuare a voler bene a questa persona, nel senso di trasformare la passione e il grande amore, che sono sempre esclusivi ed esigenti, in sentimenti più placati e benevoli di affetto e rispetto.
“Questo lavoro di riflessione e consapevolezza sul tempo presente è importante perché, se non vogliamo mai vedere e godere il declino e la sfioritura, come possiamo apprezzare, in tutta la sua forza, anche il ritorno del vigore con le gemme che spuntano ed i bulbi che preparano le foglie? E’ realmente un momento magico durante il quale, solo, si può mettere insieme, con sguardo poetico, sia il vecchio che il nuovo che sta per nascere!”
Questo passo dell’articolo che hai linkato è molto chiaro a riguardo: non posso coprirmi gli occhi e far finta di non vedere, né chiudere i ponti con questa persona e ritirarmi in una torre per evitare, stupidamente, di soffrire. Soffrirei solo il doppio, probabilmente (e questa cosa ritorna anche nelle parole di Tiziano “Ciò che non è vissuto tende a ripresentarsi, come fosse stato eluso di proposito, finché la sua energia non è assorbita e compresa.”)
Però anche Aulentissima coglie nel segno quando mi dice che comunque tutto è compiuto: io questa cosa la intendo come un compimento di quello che è stato negli ultimi tempi tra noi, da quando cioè abbiamo iniziato a discutere sui nostri problemi ecc ecc. Adesso abbiamo portato a completamento qualcosa, cominciato da un po’ di tempo: tocca a me, che sono quella che tra i due ha maggiormente desiderato la separazione, per evitare tiramolla logoranti o l’accumularsi di cose trascurate e non adeguatamente approfondite, ‘disciplinarmi’ e trovare una strada per “gestire la chiusura di essa data anche la quotidiana presenza dell'altro” e superare questo momento (che mi sembra sempre doloroso e difficile, ma anche utile e necessario).
Aulentissima, sai che non avevo mai considerato la lettura nell’esagramma ‘derivato’ delle linee corrispondenti alle mutevoli dell’esagramma di partenza? Non conoscevo questa pratica, la vorrei approfondire.
Vanessa, quant’è vero l’ammonimento a non ripetere errori del passato! Credo anch’io che sia questo il senso della Stoltezza giovanile.
Caterina, sì, hai ragione, devo trovare una guida e credo che potrei essere proprio io a farlo, magari anche tramite l’IC. Non voglio e so che nemmeno posso evitare la sofferenza, anzi, so che è un tramite, uno stadio intermedio tra ciò che è stato e ciò che sarà.
Scusate la lungaggine, ma ci tenevo molto a questo dialogo a più voci: siete stati tutti preziosi e generosi. Ancora grazie.